(Luana Lamparelli)
Ciao Luana,
con molto piacere pubblichiamo
quest’intervista rivolta a te, anche per un motivo particolare che ci lega.
“Libri in rete” ha esordito nel
2014 proprio con la recensione al tuo primo romanzo, “Giardini senza
tempo”.
Ben ritrovata e benvenuto al tuo
nuovo romanzo, “Piccoli silenzi desiderabili”.
-Titolo molto intrigante. Cosa
sono per te i “piccoli silenzi desiderabili”?
Piccoli silenzi desiderabili, in realtà, è un titolo dai molteplici
significati. Non è un caso che ogni personaggio ne dia un’interpretazione
differente, attraverso la sua storia o attraverso parole da interpretare.
Mi ha sempre affascinata l’idea
di rendere protagonista assoluto il silenzio, mai uguale a sé stesso, mai
vissuto allo stesso modo. Da questo nasce il mio secondo romanzo. Il silenzio è
custode di molte verità o di cambiamenti che a un certo punto si rivelano a
noi, cambiando il nostro modo di vedere o vivere. I piccoli silenzi
desiderabili del libro sono i momenti di sospensione, quelli che vivono anche
solo per brevi attimi tra una rivelazione e la reazione a essa dei personaggi
coinvolti. Sono la consapevolezza che, da quel momento in poi, la vita e la
quotidianità saranno sempre le stesse, ma non il nostro modo di affrontarle o
percepirle. Sono anche i silenzi in cui vive un segreto, tra la complicità dei
suoi artefici. Per altri personaggi invece sono quasi un’epifania di sé
nonostante il ripetere sempre uguale di gesti rituali. A voi non capita mai?
-“Piccoli silenzi
desiderabili” è una raccolta di poesie e
racconti. Li unisce qualcosa tra loro?
È un romanzo con una struttura particolare,
la si scopre solo a lettura finita. Amo parecchio giocare con le geometrie
quando scrivo. Ci sono racconti, vero, che fanno conoscere al lettore i diversi
protagonisti; e ci sono poesie, qua e là, con un ordine irregolare, diciamo un
po’ “a sorpresa”. Non sono però messe lì senza motivo: appartengono a uno dei
personaggi, a una donna per essere precisa. Il lettore conosce prima tutti i
personaggi attraverso episodi che li raccontano tramite un vissuto particolare,
uno alla volta. Che siano uniti tra loro da un legame particolare è l’ultimo
racconto a dichiararlo: il fil rouge viene rivelato dall’ultima protagonista, a
cui sono particolarmente legata. Tocca a lei raccontare chi sono tutte queste
belle persone, e lo fa in una giornata precisa, trade union tra il loro passato e il loro presente.
- Le storie e i protagonisti
richiamano storie e personaggi reali?
Assolutamente no. Questa è una
domanda che mi rivolgono sempre, in merito a questo mio secondo romanzo. Forse
perché descrive delle situazioni molto particolari. Non posso però negare di
aver regalato ad alcuni personaggi dialoghi
realmente accaduti tra me e altre persone, o tra miei amici. Il contesto in cui
ho inserito queste battute, però, è ben diverso da quello in cui si sono
realmente sviluppate. Autobiografico è il rimando di alcuni elementi, ma
bisogna conoscere davvero la mia vita per individuarli. L’unica cosa che posso
dichiarare a voce forte è questa: il colore degli occhi azzurri di alcuni
personaggi evoca affetti strettamente personali, persone a cui sono molto
legata. Non è un caso che si alternino a occhi scuri. Scuri come i miei. Rimandano
anche al connubio tra cielo e terra, lo spazio dell’uomo, quindi
metaforicamente rappresentano i sogni e il senso di concretezza, per me un
continuo alternarsi.
Discorso diverso meritano invece
le poesie.
-Quando hai scoperto la tua
passione per la scrittura? Ami leggere così come ami scrivere?
Non so quando ho scoperto la mia
passione per la scrittura. Sin da bambina (perché già da allora scrivevo storie
che un mio compagno di classe puntualmente scopriva sbirciando tra i miei
libri, dove nascondevo – malissimo – questi fogli volanti) l’ho sempre vissuta
con molta naturalezza: faceva parte di me, punto, non c’era molto da chiedersi.
Non scinderei tra amore per la lettura e amore per la scrittura: io amo
conoscere storie nuove, vite diverse dalla mia, situazioni che non ho vissuto e
che non potrei vivere. La lettura così come la scrittura mi permettono di
soddisfare questa propensione. Ovviamente sono due esperienze completamente
diverse, scrivere mi assorbe molte più energie, inevitabile che mi regali molta
più soddisfazione e gratificazione. Posso però dirti con precisione quando ho
scoperto la mia passione per i libri, il libro come oggetto prezioso perché
meraviglioso. Una passione scoperta grazie a mia madre: a Natale, quando ancora
non sapevo né leggere né scrivere, mi portava a Bari e mi faceva letteralmente
perdere tra i libri. Ricordo la mia curiosità per quelli illustrati, il
desiderio di codificare tutte quelle lettere, la dimensione del tempo che si
annullava del tutto. Eravamo solo noi: io, i libri e la mia libertà. Per questo
devo molto a mia madre.
- Qual è il tuo rapporto con i
libri che hai scritto?
Fino ad ora ne ho pubblicati due,
Giardini senza tempo e Piccoli silenzi desiderabili.
Giardini senza tempo ha una storia tutta particolare. Doveva essere
un racconto di Piccoli silenzi
desiderabili, ma prendeva piede con troppa forza. Quando ho deciso di
pubblicarlo come romanzo breve, ho anche deciso di lasciarlo andare per la sua
strada senza pensarci troppo. Infatti il manoscritto è finito nelle mani di un perfetto
sconosciuto ancor prima della pubblicazione: ho sbagliato qualcosa
nell’indirizzo mail dell’editor, puoi immaginare l’ansia a mille! Da solo è
andato lontano, ancora oggi molte copie si vendono benché non curi più nessuna
presentazione.
Piccoli silenzi desiderabili ha seguito la sua scia, i lettori
affezionati aspettavano un nuovo lavoro, il passaparola aveva coinvolto gente
nuova.
Nel 2012, quando tutto è
iniziato, ero spaventata: pubblicare un libro significa esporsi, e parecchio.
La gente, i lettori, pensano molto a quello che leggono e a quella che può
essere la vita dell’autore – un approccio che non mi appartiene. Poi ho
imparato a sorridere di fronte alle domande che partono dai miei scritti ma passano per la curiosità dei
lettori di sapere di più di te, della tua vita privata. Bisogna avere spalle
larghe: ecco, i miei libri mi hanno permesso di allargarle ancor più. Forse è
un po’ come il rapporto con i figli: non
sono tuoi davvero, sono del mondo, della vita, eppure ti richiedono forza,
tenacia, determinazione, dedizione. Vale anche per i libri: sono miei finchè
non li pubblico. Dopo, appartengono a chiunque li legga, in mille modi diversi.
- Quando scrivi a cosa ti ispiri?
Ai personaggi che son venuti a
cercarmi inducendomi a osservare, con gli occhi dell’immaginazione, la loro
storia. Per vedere dove mi portano, cosa hanno da raccontarmi.
Le poesie invece sono
strettamente autobiografiche, quindi sono ispirate dal mio stato d’animo del
momento. Sono scritte di getto, non le rivedo troppo, a volte per nulla.
Quando scrivo in prosa non ho un
quadro chiaro nella mente. Il foglio bianco per me è come il marmo di
Michelangelo: questo grandissimo artista sosteneva che la statua fosse già nel
blocco di pietra, che il suo compito fosse solo asportare l’eccesso perché
emergesse e si rivelasse. Per me è lo stesso con la scrittura. Il lavoro di
geometria è solo la parte finale; prima, per tutta la stesura dell’opera,
lascio semplicemente scorrere le dita sulla tastiera. Questo mi permette di
meravigliarmi davvero. Quando ho scritto L’ufficio in riva la mare (contenuto in Piccoli silenzi desiderabili,
ndr), per esempio, quando ho scoperto
il suo finale, ho pianto, di gioia e commozione. Come se avessi visto un film
per la prima volta. Come se non l’avessi creato io. Mi meraviglio sempre, rileggendo,
quasi mi stupisco. Poi dopo mi dico: “E se esiste, è opera tua”.
- Nuovi progetti?
Sto lavorando da quattro anni al
terzo romanzo, anche se intanto ho pubblicato i primi due, non lo nascondo. In
più, da un po’ di tempo a questa parte, curo il mio blog, www.luanalamparelli.it, per tutti gli
affezionati e per i curiosi. Mi piace raccontare dei libri che leggo nella sua
pagina “Diario di una lettrice”, o di quello che penso, che vivo, su quotidiano
così come sul sociale.“Huston abbiamo un problema” è la pagina a cui sono più
affezionata. Ci sono anche le mie interviste a diverse personalità, e altro. In
questi giorni sto rispondendo alle domande bizzarre raccolte tra tutte le mail
ricevute da un po’ di tempo a questa parte, così da realizzare un’intervista fatta dai lettori. Chiunque può essere
l’autore della prossima domanda. Basta scrivermi all’indirizzo mail perfettamentefuoriposto@gmail.com.
Intervista di Angelica Labianca a Luana Lamparelli
Nessun commento:
Posta un commento