"I libri pesano tanto, eppure chi se ne ciba e se li mette in corpo, vive tra le nuvole".
Luigi Pirandello "Il fu Mattia Pascal"

lunedì 18 maggio 2015

Intervista a Teresa Antonacci, dopo il successo di "Rinascerò pesce", sul suo nuovo libro, "C'è modo e modo" (Intermedia edizioni, 2015)



Ciao Teresa, ben ritrovata.

Libri in rete con molto piacere ogni volta chiacchiera con te dei tuoi libri, questa volta parliamo di "C'è modo e modo".

 
"C'è modo e modo" è il sequel di "Rinascerò pesce", dunque della storia di Chicca ed Enrico che abbiamo precedentemente conosciuto.


Una scrittura particolarmente descrittiva al punto da trasportare piacevolmente il lettore all'interno della vita dei protagonisti, questa volta ambientata tra Londra e Bari.
I luoghi sono importanti. Perché fanno parte dell'allegoria, perché quando li si conosce bene, quando sono nel cuore, si riesce sempre a descriverli in maniera reale. Ci sono dei luoghi di Barivecchia che mi sono particolarmente cari e lo diventano anche per Chicca; anche la descrizione di Polignano è molto bella, sono molto legata a questo meraviglioso paese, al suo mare; l'Irlanda è un sogno, insieme a James Joyce che è uno degli scrittori che più mi intrigano.
 

Scrivi di Autismo e dei suoi spettri, l'ADHD e la sindrome di Asperger.
Per scrivere di determinate tematiche è sicuramente necessaria un'importante conoscenza e una consistente documentazione relativa. Credi che il materiale documentario a disposizione sia sufficiente per potersi rapportare a queste patologie?
Prima di tutto bisogna fare una precisazione, sono sindromi e non patologie, sono tutte sindromi neurobiologiche dello spettro autistico, sia l'ADHD, che l'Autismo, che l'Asperger (detta anche Autismo ad Alto Funzionamento).

Sono sindromi per le quali non si è ancora scoperta una causa certa, laddove la certezza provenga da basi scientifiche. C'è ancora molto da capire e tanto da studiare. L'incertezza è molta e la speculazione anche. Cure definitive non ne esistono, al momento. Queste le uniche certezze:

1) sono tutte sindromi invalidanti in varia misura a seconda delle compromissioni fisiche e psichiche,

2) sono sindromi dalle quali non si guarisce; si può solo migliorare la qualità di vita di questi soggetti. Ottenere l'autonomia di questi soggetti è già un grande risultato.

Qual è l'interesse che stai riscontrando da parte dei lettori in rapporto a quello che scrivi?
Scrivere di queste sindromi in qualità di parte in causa, ovviamente, è una garanzia per il lettore. Sapere di leggere dalla penna di chi ha a che fare ogni giorno con i problemi che queste sindromi comportano, credo che sia per il lettore una garanzia di verità e di conoscenza, più di ogni scritto o teoria scientifica. Parecchi mi leggono per questo, ma tanti altri mi leggono solo per il mio modo di scrivere delle belle storie. 

La tua, in parte, è una scrittura autobiografica, essendo tu stessa iperattiva e mamma di un bimbo autistico. Quale credi possa essere l'atteggiamento più giusto che un genitore, posto di fronte a queste realtà, debba assumere?
Ho già detto di essere parte diretta in causa, perché io sono affetta da ADHD per la sola componente iperattiva. Mio figlio minore, oltre ad aver "ereditato" da me la sindrome, ha in più altre problematiche legate specificamente all'ADHD ed è anche autistico ad alto funzionamento, cioè Asperger.
Conosco bene quindi i problemi che si ritrovano ad affrontare i genitori di bambini nello spettro autistico. Io ho un atteggiamento caratterialmente positivo. Ciò significa che tendo a non ritenere nessun problema della vita insormontabile, penso che ognuno abbia vissuto momenti più o meno bui, quindi perché abbattersi? Oltretutto, nel caso specifico, occorre mettere in evidenza che i bambini affetti da queste sindromi sono ipersensibili su vari fronti, da quelli sensoriali a quelli psicologici, perciò se un genitore si abbatte, fa solo ulteriori danni. Bisogna assolutamente essere positivi, prendere il lato buono delle sindromi e non aspettarsi mai più di tanto dai propri bambini, solo così anche una minima autonomia acquisita può sembrare una grande conquista. E una conquista genera autostima, sia nel bambino, che capisce assolutamente tutto quello che gli accade intorno (ma magari non sa dimostrarlo), sia nel genitore, che così capirà di aver messo a frutto tutte le proprie fatiche quotidiane.
 
Grazie alle pubblicazioni dei tuoi libri, avrai avuto maggiori occasioni di contatto con persone coinvolte da queste problematiche. Hai l'impressione che siano soddisfatte delle cure e dei sostegni ricevuti?
Come dicevo prima, c'è ancora tanta ignoranza in merito. C'è chi sostiene che alcune cure, tipo la terapia ABA o la terapia TEACCH, giusto per elencare quelle più utilizzate, siano l'unica strada; c'è chi è per la terapia farmacologica, che però va a "lavorare" solo sui sintomi, alleviandone l'importanza, ma non è curativa; c'è chi sostiene che la causa siano i vaccini o magari delle allergie alimentari più o meno gravi.

Io ritengo che, prima di affrontare una terapia, bisogna ben esaminare il bambino perché quello che può fare bene ad un bambino può essere deleterio all'altro! In genere però le terapie che più funzionano sono quelle multimodali, cioè che utilizzano più terapie contemporaneamente, che vanno rimodulate continuamente perché i bambini crescono e le loro esigenze e le autonomie cambiano.
 
Oltre che di sindromi dello spettro autistico, "C'è modo e modo" riprende la storia d'amore di Chicca ed Enrico. Una storia che sembra non resistere alle difficoltà, fino a veder separare la coppia.
I veri sentimenti credi possano davvero svanire quando si trovano di fronte a situazioni non molto semplici da gestire?
La storia di Enrico e Chicca è una bella storia d'amore, dall'inizio alla fine, se mai finisce veramente! Perché le vere storie d'amore, quelle non svaniscono mai! Alla fine anche i ricordi, quelli belli, sono manifestazioni di amore puro.

Certo, la storia che inizia in Rinascerò pesce è una storia che inizia e, una storia che inizia è sempre una bella favola, che Enrico e Chicca vivono appieno. Ma la vita vera è quella che prosegue in C'è modo e modo.

I veri sentimenti, se sono veri, non svaniscono, anche quando i problemi diventano "importanti". Certo, magari le difficoltà aumentano, ma se c'è l'amore, quello vero, non c'è bisogno di altro. Tutto torna.
 
Il libro si conclude con un epilogo inaspettato che non sveleremo a chi ancora non ha letto "C'è modo e modo", e che invitiamo a farlo. Ci sarà un seguito? Leggeremo ancora di Chicca, di Enrico e dei loro bimbi?
Beh, intanto mi sono già rimessa all'opera, altro romanzo, altri personaggi, anche loro molto ben descritti quindi sicuramente piacevoli da leggere, anche se non si chiamano Chicca o Enrico. E poi, si! continuerò a scrivere di storie nella sfera autistica, perché mi sembra il miglior modo per mettere a frutto la mia esperienza involontariamente acquisita sul campo.

Allora non ci resta che augurarti un grande in bocca al lupo! Attendiamo i tuoi prossimi lavori.
Grazie per la disponibilità! 
 
 
 

 

 

 

 

 

 

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