"I libri pesano tanto, eppure chi se ne ciba e se li mette in corpo, vive tra le nuvole".
Luigi Pirandello "Il fu Mattia Pascal"

giovedì 6 ottobre 2016

Intervista a Maria Pia Romano, " Dimmi a che serve restare" (Il Grillo editore)


Ciao Maria Pia, "Dimmi a che serve restare" è il titolo del tuo romanzo. Una domanda. Chi la fa e a chi è rivolta?
È una cosa che ci siamo chiesti un po’ tutti almeno una volta nella vita: quando cerchiamo il senso di quello che facciamo, quando ci affanniamo a trovare una spiegazione che troppo spesso non c’è.

È il titolo del mio romanzo perché se lo chiedono, ciascuno a suo modo, tutti i personaggi, che sono pochi e ruotano attorno ad un assente. È anche un verso dei Negramaro, della splendida canzone “Cade la pioggia”: questo libro si snoda sulle loro note.


A che serve restare? Esiste una risposta?
Credo che restare serva sempre e comunque a proclamare la bellezza della Vita, nonostante tutto.
A  volte non vediamo il senso, ma voglio pensare che il sole s’incolli alla pelle dei vivi. Ogni volta.

Chi è il protagonista di questa storia?
Paolo, un uomo di quarant'anni che ha amato molto, a modo suo, ed è stato amato. Nella sua vita ci sono due donne che lo amano in modo diverso, ma con uguale intensità, entrambe sono ricambiate con slancio puro. Maria e Tiziana ci fanno entrare con la forza della memoria, nell'amore di Paolo. Ci sono suo padre Livio, suo figlio Giovanni. Con loro impariamo a conoscere quest’uomo, tutt'altro che perfetto, un incorreggibile egoista, sicuramente sincero, passionale e bastardo, un uomo come tanti. Con le sue storie segrete e i suoi desideri, che per uno strano gioco del destino, corrono paralleli ad una vita che lui stesso ha scelto.

I Negramaro sono "la colonna sonora" di questa storia, perché hai scelto loro?
Perché mi piace la loro musica, da sempre. Da quando provavano in una cantina a Copertino e Giuliano aveva ancora i capelli. Sono l’emblema del Salento che ha sfondato e i mie personaggi crescono e maturano accompagnati idealmente dalla loro musica. Tutto inizia e finisce con i concerti dei Negramaro: dal 13 agosto 2005 a Gallipoli al 21 novembre 2015 a Bari. Poi è un romanzo che si snoda in cinque estati in dieci anni: quale colonna sonora migliore di “Estate”?


Una storia raccontata da più voci: da quella dolce e saggia di un padre, da quella sognatrice di un figlio, da quella di una donna che ama. Ci parli di loro?
Sono le voci di chi ha amato Paolo a farci conoscere quest’uomo. Ognuno ne fa il suo ritratto, così il mosaico si compone. Per suo padre Livio, Paolo era il figlio ribelle con cui litigare e poi far pace. Livio è un ragazzo con le rughe, resta un uomo libero e s’immerge nel suo mare, per non impazzire. Giovanni ha idealizzato suo padre, porta dentro il ricordo sincero da figlio innamorato: è un bambino che parla poco, ma sente tutto amplificato e dimostrerà una grande maturità crescendo. Tiziana è una donna che ha conosciuto l’amore e ringrazia la vita, nonostante non abbia mai avuto un anello al dito. Lei si fida della pelle, che non mente mai. Poi resta il ricordo, che tiene in vita l’amore per sempre.

Ho letto nel tuo libro che la vita da risposte solo quando smetti di chiedere. Credi sia davvero così?
Si, lo penso. Ogni volta che ci ostiniamo a capire non concludiamo nulla, poi la vita risponde, ma a tempo suo. 

Quanto c'è di te in questo libro?
Tutto e niente. Sono sicuramente un po’ Giovanni. Sono Tiziana per la sua forza d’amare. Sono Paolo per il suo sfrontato egoismo. Sono questi personaggi le vite che ho immaginato, oltre la mia. Sono i modi possibili che mi sono inventata per esorcizzare il dolore e la paura del dolore possibile.  

Hai già in cantiere un nuovo lavoro?
Si, ma ci vorrà del tempo prima di uscire con un nuovo libro. Ora ho bisogno di mare e di silenzio. 

Grazie, buon lavoro!

(Intervista di Angelica Labianca)

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